Lucia era una una giovane, orfana di padre, appartenente ad una ricca famiglia di Siracusa, che era stata promessa in sposa ad un pagano.
La madre di Lucia, Eutichia, da anni ammalata, aveva speso ingenti somme per curarsi, ma nulla le era giovato. Fu così che Lucia ed Eutichia, unendosi ad un pellegrinaggio di siracusani al sepolcro di sant’Agata nel dies natalis della vergine e martire catanese, pregarono sant’Agata affinché intercedesse per la guarigione della donna.
Durante la preghiera Lucia si assopì e vide in sogno sant’Agata in gloria che le diceva: « Lucia, perché chiedi a me ciò che puoi ottenere tu per tua madre? ».
Nella visione sant’Agata le preannunciava anche il suo patronato sulla città di Siracusa.
Ritornata a Siracusa e constatata la guarigione di Eutichia, Lucia comunicò alla madre la sua ferma decisione di consacrarsi a Cristo.
Il pretendente, insospettito e preoccupato nel vedere la desiderata sposa vendere tutto il suo patrimonio per distribuirlo ai poveri, verificato il rifiuto di Lucia, la denunciò come cristiana.
Erano in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall’imperatore Diocleziano. Il processo che Lucia sostenne dinanzi all’arconte Pascasio attesta la fede ed anche la fierezza di questa giovane donna nel proclamarsi cristiana.
Il dialogo serrato tra lei ed il magistrato vede addirittura quasi ribaltarsi le posizioni, tanto da vedere Lucia quasi mettere in difficoltà l’Arconte che, per piegarla all’abiura, la sottopone e tormenti. Lucia esce illesa da ogni tormento fino a quando, inginocchiatasi, viene decapitata.
Prima di morire annuncia la destituzione di Diocleziano e la pace per la Chiesa.
Il corpo della santa, prelevato in epoca antica dai Bizantini a Siracusa, è stato successivamente trafugato dai Veneziani che conquistarono Costantinopoli (l’attuale Istanbul) dove è attualmente conservato e venerato nella chiesa di San Geremia a Venezia. Le sacre spoglie della santa siracusana tornarono eccezionalmente a Siracusa per sette giorni nel dicembre 2004 in occasione del 17° centenario del suo martirio.
L’arrivo e la partenza delle spoglie furono salutati da una incredibile folla di siracusani; riscontrata l’elevatissima partecipazione e devozione dei devoti, siracusani e non, da allora si è fatta strada la possibilità di un ritorno definitivo tramite alcune trattative tra l’Arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo e il Patriarca di Venezia Angelo Scola.
È privo di ogni fondamento, ed assente nelle molteplici narrazioni e tradizioni, l’episodio di Lucia che si strappa gli occhi.
L’emblema degli occhi sul piatto, è da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l’ha sempre invocata protettrice della vista a causa del suo nome Lucia (dal latino Lux, “luce”).
Storicamente attestato, grazie anche ad una testimonianza scritta lasciataci da un testimone oculare, il canonico Antonino De Michele, è quello che è passato alla storia come il miracolo della fine della carestia del 1646.
La domenica 13 maggio 1646, a chiusura di un ottavario di preghiera per la cessazione della carestia, durante il quale il simulacro di Santa Lucia era stato esposto alla pubblica venerazione presso l’altare maggiore della Cattedrale, una colomba fu vista volteggiare dentro il Duomo durante la Messa celebrata dal vescovo Elia de’ Rossi.
Quando la colomba si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l’arrivo al porto di un bastimento carico di cereali. La popolazione tutta vide in quella nave la risposta data da santa Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte.
Anche per Dante Alighieri, la figura della Santa fu fonte devozione e di ispirazione.
Il poeta nel Convivio afferma che aveva subito in gioventù una lunga e pericolosa alterazione agli occhi a causa delle prolungate letture, ottenendone poi la guarigione per intercessione di santa Lucia.
Gratitudine, speranza e ammirazione indussero quindi il sommo poeta ad attribuirle un ruolo fondamentale non soltanto nella sua vicenda personale, ma anche, allegoricamente e simbolicamente, in quella dell’umanità intera nel suo viaggio oltremondano descritto nella Divina Commedia.
La sua festa liturgica ricorre il 13 dicembre; antecedentemente all’introduzione del calendario moderno (1582) la festa cadeva in prossimità del giorno del solstizio d’inverno (da cui il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia”).