Avvento 2018
L’origine dell’Avvento
Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus.
Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”.
Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia.
Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto.
I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui.
Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli.
Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.
Il tempo dell’attesa, della conversione e della speranza
L’Avvento è «tempo di attesa, di conversione, di speranza», come spiega Direttorio su pietà popolare e liturgia.
È il tempo dell’attesa della venuta di Dio che viene celebrata nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti.
Ciò è spiegato nel primo Prefazio di Avvento, ossia la preghiera che “apre” la liturgia eucaristica all’interno della Messa dopo l’Offertorio.
In essa si sottolinea che il Signore «al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza».
E poi si aggiunge: «Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».
L’Avvento è poi tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo momento forte invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Matteo 3, 2).
Infine è il tempo della speranza gioiosa che la salvezza già operata da e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza,
per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Giovanni 3, 2).
Maria, icona dell’Avvento
Nei ritmi dell’anno liturgico l’Avvento è il tempo mariano per eccellenza.
Lo ricorda chiaramente Paolo VI nel paragrafo 4 della Marialis Cultus: «In tal modo i fedeli, che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio,
sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene,
vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode».
Il tempo dell’Avvento ha quindi come icona quella della Vergine.
Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Romani 16,25)» grazie «al suo “sì” umile e coraggioso».
La presenza della Solennità dell’Immacolata Concezione – 8 DICEMBRE – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo.
E in questo tempo forte la figura della Vergine viene presentata come l’icona dell’attesa fiduciosa e vigilante,
della disponibilità attenta e concreta al mistero di Dio.
* Tratto da un articolo di Avvenire disponibile al seguente link.