Con la Messa in Coena Domini la comunità entra nel cuore del Triduo Pasquale

Con la solenne celebrazione della Messa in Coena Domini, svoltasi alle ore 20, la comunità parrocchiale ha dato inizio al Triduo Pasquale, il tempo liturgico più intenso e profondo dell’anno cristiano, che conduce i fedeli attraverso la Passione, Morte e Risurrezione del Signore.
A presiedere la celebrazione sono stati don Antonio Ricci e don Aurelio Ricci, che hanno guidato con devozione e raccoglimento l’assemblea nella commemorazione dell’Ultima Cena del Signore, «prima della festa di Pasqua», quando Gesù, «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1).
All’inizio della celebrazione, dopo il rito di introduzione, il solenne canto del Gloria ha segnato un momento di intensa gioia liturgica. Dopo il lungo silenzio quaresimale, le campane della chiesa hanno suonato a festa per poi essere simbolicamente “legate”, secondo la tradizione, e rimanere mute fino alla Veglia Pasquale, quando annunceranno con gioia la Risurrezione del Signore.
Questa liturgia mette al centro due misteri fondanti della fede cristiana: l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale, atti supremi dell’amore di Cristo per l’umanità. Nell’omelia, don Aurelio Ricci ha sottolineato la profondità di questo dono, richiamando le parole stesse di Gesù: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19), segno tangibile della sua presenza viva e operante nella comunità dei credenti.
Uno dei momenti più suggestivi e intensi della celebrazione è stato quello della lavanda dei piedi, segno di umiltà e servizio, durante il quale don Aurelio ha lavato i piedi a dodici ragazzi e ragazze che hanno rappresentato simbolicamente i Dodici Apostoli. Questo gesto, carico di significato, rievoca quanto narrato dal Vangelo: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri» (Gv 13,14).
La liturgia è poi proseguita con la consacrazione del pane e del vino, cuore dell’Eucaristia, in cui il sacrificio di Cristo si rinnova in modo incruento: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24).
A conclusione della celebrazione, il Santissimo Sacramento è stato solennemente trasferito e collocato presso l’Altare della Reposizione, tradizionalmente chiamato Sepolcro, in un clima di silenzio adorante. Subito dopo, come previsto dal rito, è seguita la spoliazione dell’altare, simbolo della solitudine e dell’abbandono di Gesù nell’ora della Passione, e la velatio del Crocifisso, che rimarrà coperto fino alla celebrazione della Passione del Venerdì Santo.
La chiesa rimarrà aperta per la preghiera e l’adorazione silenziosa, offrendo ai fedeli l’opportunità di vegliare accanto a Gesù Eucaristia, come richiesto da Lui stesso ai suoi discepoli: «Rimanete qui e vegliate con me» (Mt 26,38).
La celebrazione è stata curata nei dettagli da Vincenzo Nicolella e Franco Gravina, mentre i canti liturgici sono stati eseguiti dalla Corale Parrocchiale, diretta dai maestri Clara Lombardi e Marco Farina e il Sepolcro è stato realizzato da un gruppo di volontari, contribuendo a creare un clima di profonda spiritualità.




































