Venerdì Santo: la comunità si raccoglie nella Passione del Signore

Nel giorno in cui la Chiesa universale fa memoria della Passione e morte di Gesù Cristo, la comunità parrocchiale si è riunita con profonda devozione nella chiesa madre per celebrare il Venerdì Santo, uno dei momenti più solenni e carichi di significato del cammino quaresimale.
L’Azione liturgica è stata presieduta dai parroci don Aurelio Ricci e don Antonio Ricci, in un clima di silenzio e raccoglimento. La celebrazione, come previsto dal rito, si è aperta senza canto d’ingresso e senza suono di campane, a esprimere il lutto della Chiesa, che in questo giorno non celebra la Messa, ma si raccoglie attorno alla Croce, centro e culmine della fede.
Il cuore della liturgia è stata la proclamazione della Passione secondo Giovanni, che ha ripercorso gli ultimi istanti della vita terrena di Gesù: dall’arresto nell’orto degli ulivi alla sua condanna, fino alla crocifissione e morte sul Calvario. Parole che, da secoli, parlano al cuore dei credenti: «E chinato il capo, consegnò lo spirito» (Gv 19,30).
Nell’omelia, don Antonio ha offerto una profonda riflessione sul mistero della Croce, ricordando che «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Ha parlato di un Dio che è amore, un amore vero, che non impone ma dona libertà, persino quella di rifiutarlo: «Dio ci ama così tanto da lasciarci liberi persino di voltargli le spalle, perché l’amore autentico non trattiene, ma lascia spazio alla scelta».
Un amore che non si ferma neanche davanti alla Croce, ha detto il sacerdote, ma che proprio attraverso quel sacrificio si fa salvezza e redenzione per tutti. «La Croce non è il simbolo del fallimento – ha sottolineato – ma l’albero della vita, da cui scaturisce una speranza che non delude. È lì che si compie il dono totale di sé, è lì che l’amore di Dio si fa visibile fino all’estremo».
In un tempo segnato da guerre, divisioni e solitudini, la Croce ci ricorda che l’amore è più forte del male, e che ogni uomo, guardandola, può trovare la forza per rialzarsi e rinascere. «Dio non salva con la forza, ma con l’amore», ha concluso don Antonio, invitando tutti a lasciarsi attrarre da quel mistero che, ancora oggi, cambia i cuori.
È seguito uno dei momenti più toccanti della celebrazione: la solenne adorazione della Croce. Il grande crocifisso, inizialmente velato, è stato scoperto progressivamente mentre il celebrante proclamava: «Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Salvatore del mondo». Uno ad uno, i fedeli si sono avvicinati per esprimere con un bacio, un inchino o uno sguardo, la loro venerazione e gratitudine.
Dopo l’adorazione, è stata distribuita l’Eucaristia, consacrata durante la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo. Un momento di comunione intimo e silenzioso, che ha permesso a ciascuno di unirsi spiritualmente al sacrificio di Cristo: «Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi» (Lc 22,19).
La celebrazione è stata curata con attenzione da Vincenzo Nicolella e Franco Gravina, mentre i canti, eseguiti dalla Corale Parrocchiale diretta da Marco Farina, hanno accompagnato ogni momento con sobrietà e profondità.
Alla liturgia hanno preso parte anche le autorità civili e militari: il sindaco Paolo Fallone, il presidente del Consiglio comunale Gaetano Battaglini, il vice sindaco Marco Di Santo, il consigliere Angelo Petrucci, il Comandante della Polizia Locale Danilo Loffredi e l’agente Federica Caschera. La loro presenza ha testimoniato il valore pubblico e condiviso di questa celebrazione.
Terminata la celebrazione, a causa del maltempo, non si è potuta svolgere la tradizionale processione esterna. La comunità si è quindi raccolta all’interno della chiesa madre per vivere la Via Crucis, guidata dai parroci don Antonio e don Aurelio Ricci, alla presenza delle statue del Cristo morto e della Madonna Addolorata. In un’atmosfera di silenzio e raccoglimento, i fedeli hanno ripercorso le tappe della Passione del Signore, accompagnati da preghiere sussurrate, luci tremolanti e volti colmi di fede. Un pellegrinaggio interiore, vissuto con profonda partecipazione, che ha unito il popolo di Dio nel cuore del mistero pasquale. La Banda “Vincenzo Bellini”, diretta dal maestro Gianfranco Ricci ha prestato il suo servizio eseguendo dei brani all’interno della chiesa.
«Stavano presso la croce di Gesù sua madre» (Gv 19,25): il volto addolorato ma saldo di Maria ha guidato la comunità nel dolore, ricordando che accanto alla Croce nessuno è solo. Dall’alto del Calvario, Cristo continua a tendere la mano a ogni uomo e a ogni donna, senza esclusioni. «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). A noi il compito di lasciarci attirare, per risorgere con Lui a una vita nuova.













